il Prof. Enzo Spisni, qualche giorno fa, ha pubblicato un post in cui fa chiarezza intorno alla dieta chetogenica di cui oggi si parla molto. A prescindere dal nostro personale parere sulla tipologia di dieta, che può interessare o meno ai lettori, quello che, come associazione ci preme sottolineare è che scegliendo un tale regime dietetico diventa inevitabilie un ulteriore incremento del consumo di carne e pesce cioè di proteine di origine animale e quindi a cascata maggior difficoltà/ nel reperire prodotti salubri e crescita dei problemi connessi alla tutela dell’ambiente.
E’ pressoché impossibile che una dieta chetogenica che si basa sulla riduzione dell’entroito calorico proveniente dai carboidrati, possa non provocare gli effetti sopra descritti perché significherebbe o introdurre nell’alimentazione una dose massiccia di proteine vegetali, da legumi per esempio, ma sarebbe insostenibile per il nostro intestino, oppure introdurre calorie dagli alimenti lipidici ed si entrerebbe in un regime alimentare molto difficile da controllare e gestire quotidianamente.
Ecco che l’unica strada percorribile è quella dell’aumento del consumo di proteine animali. E gli animali? Che si tratti di carne o di pesce, le quantità richieste per soddisfare la domanda di mercato, già superiori a livelli definibili “accettabili”, tenderanno ad aumentare? E le conseguenze per l’ambiente? Sono tutte domande che ognuno di noi dovrebbe chiedersi e dare una risposta non solo con le parole ma con i fatti e intraprendendo un comportamento in linea con il proprio pensiero. Certo è che se si ricerca la qualità di ciò che ingeriamo, se vogliamo tutelare le biodiversità anche animali comportamenti che stimolano il consumo di carne e di pesce non possono che favorire l’intensificarsi degli allevamenti intensivi che in primis significano vita “indignitosa” per l’animale, perdita della biodiversità (gli allevamenti intensivi si concentrano sulla razza che dà minori problemi, è più resistente e cresce più velocemente), rischi per la salute del consumatore (è frequente l’uso degli antibiotici per evitare la diffusione di malattie) e non ultimo per importanza, inquinamento ambientale.
E’ giunto il momento perché ognuno di noi passi dalle parole ai fatti e scelga tenendo conto degli effetti che la sua scelta ha per la sua salute e quella dell’ambiente. Un nostro suggerimento? Non abbandonare mai “il buon senso” anche nelle scelte alimentari!
Ringraziamo il Prof. Spisni che con il suo contributo ci ha favorito questa riflessione.