Eccoci con un nuovo confronto autentico!
Vogliamo, con questo articolo, mettere sotto la lente di ingrandimento il miele, un alimento di cui tanto si parla sia per le sue proprietà nutrizionali sia perché prodotto da un piccolo animaletto, l’ape, così importante per l’esistenza delle nostre biodiversità e quindi per la tutela dell’ambiente.
Seguendo lo stesso criterio con cui abbiamo affrontato gli articoli precedenti di questa rubrica, proponiamo il confronto tra un miele di millefiori, commerciale, italiano, che si trova più o meno ovunque e commercializzato da una multinazionale come Ambrosoli, e un miele di millefiori prodotto da una piccola apicoltura, l’Apicoltura Vallera sita nelle Alpi in provincia di Asti.
L’analisi è su un miele di millefiori perché è uno dei mieli più comunemente utilizzato.
Quali sono le differenze principali?
La prima differenza macroscopica tra i due mieli è data dal fatto che Ambrosoli impiega miele che arriva da tutte le parti del mondo (Argentina, Ungheria, Moldavia, Italia) e quindi si tratta di una “miscela di mieli originari e non originari della UE”, mentre il millefiori Vallera è un miele tipico di montagna delle Alpi piemontesi, quindi 100% italiano e prodotto dalla A alla Z da un’unica azienda, senza nessuna miscelazione con mieli di altri Paesi e di altra origine.
La seconda grande differenza è che il miele di Vallera è biologico, mentre quello di Ambrosoli no. In aggiunta il miele di Vallera è anche un Presidio Slow Food, quindi risponde ad un doppio disciplinare di produzione sull’aspetto della qualità.
Sia il disciplinare del metodo biologico che quello di Slow Food applicano regole e criteri produttivi più stringenti sia riguardo l’areale e la provenienza del prodotto, sia riguardo all’allevamento delle api, sia riguardo ai trattamenti permessi nell’alveare e altri aspetti produttivi.
Il terzo importante tratto distintivo riguarda le qualità puramente nutrizionali e il processo di pastorizzazione. Ambrosoli usa mieli pastorizzati, mentre Vallera vende solo mieli vergini non pastorizzati.
Infine, l’ultima differenza che concerne i due mieli è la quantità in cui gli stessi sono prodotti: il millefiori di Ambrosoli è un miele che viene prodotto su scala industriale senza cali di produzione durante tutto l’anno (anche perché l’azienda si rifornisce di materia prima da ogni parte del mondo), mentre il millefiori di Vallera ha una produzione non industriale, limitata, e strettamente legata alla capacità produttiva del solo territorio dei prati alpini di straordinaria bellezza della Val Chisone e della Val Germanasca, in provincia di Asti, in Piemonte.
Ma entriamo meglio nei dettagli delle differenze:
Miele biologico e Miele convenzionale
4 sono le macro-differenze:
- la cura delle malattie delle api : non possono essere utilizzati, per produrre miele biologico, prodotti nocivi che lascino residui nel miele o nella cera, come antibiotici, insetticidi, fungicidi e acaricidi di sintesi, ma solo fitoterapici naturali come timolo, mentolo, eucaliptolo, acidi organici e olii essenziali;
- l’alveare: gli apicoltori inseriscono nei favi dei fogli di cera perché le api possano modellare le cellette esagonali in cui verrà depositato il miele: nel caso del miele bio, questi fogli di cera non devono essere inquinati, cioè non devono contenere tracce di sostanze chimiche nocive;
- la qualità dell’ambiente: le api di un alveare di solito bottinano nel raggio di qualche centinaio di metri dall’alveare stesso: secondo il regolamento europeo CE 834, perché un miele sia biologico “gli alveari devono essere posizionati in modo che, nel raggio di 3 km, le fonti di nettare e polline siano costituite essenzialmente da coltivazioni biologiche e/o da flora spontanea non inquinata”, lontano da zone industriali, discariche, strade ad alta percorrenza ecc;
- la nutrizione delle api: se, per motivi legati al clima, le api non sono state in grado di fare una scorta adeguata di miele e polline per nutrirsi durante l’inverno e l’inizio della primavera, possono essere forniti loro soltanto miele, polline o sciroppo di zucchero biologici certificati.
Miele pastorizzato e Miele vergine
Come abbiamo già accennato, il miele di Vallera non ha subito il processo termico della pastorizzazione né alcun altro processo termico, al contrario del miele Ambrosoli. Si tratta quindi di un miele vergine. Questo comporta una differenza sostanziale sia dei contenuti di sostanze nutritive, in particolare enzimi, vitamine e sostanze antibatteriche e antiossidanti, che di eventuali adulterazioni e miscelazioni di prodotto che possono essere messe in atto a seguito della pastorizzazione. Vediamo in dettaglio la questione:
• Il miele vergine grezzo è il più naturale, perché mantiene intatte le sue proprietà naturali, soprattutto le vitamine, gli enzimi e le sostanze antibatteriche e antiossidanti. E’ sicuramente migliore al palato, ma è più scomodo da utilizzare, perché spesso è parzialmente o totalmente cristallizzato. La cristallizzazione e’ un processo naturale che “solidifica” il miele se non è stato pastorizzato, quindi è sicuramente un indice della genuinità del miele. Puo’ essere utilizzato come dolcificante al posto dello zucchero ed è più facilmente digeribile ed assimilabile dal nostro organismo.
Andrebbe utilizzato preferibilmente per degustazioni a freddo (sul pane per esempio) o per dolcificare alimenti freddi, come il latte e lo yogurt, evitando quindi di riscaldarlo o addirittura cucinarlo con alimenti caldi o bollenti.
E’ sconsigliato quindi utilizzarlo per dolcificare il caffè, il the, le tisane o per sostituire lo zucchero in una torta, semplicemente perche’ verrebbe privato di molte delle sue sostanze benefiche, che verrebbero distrutte dal calore. Per ottenere un miele vergine più fluido, bisognerebbe riscaldarlo, su un termosifone o a bagnomaria, a non più di 45°C.
L’unica vera controindicazione dall’assunzione di miele vergine grezzo è che non deve essere somministrato a bambini di età inferiore a 12 mesi in quanto il miele vergine grezzo contiene naturalmente delle spore di un batterio chiamato Clostridium botulinum che provocano il botulismo infantile, una malattia seria che porta a danni neurologici del sistema nervoso centrale.
• Il miele pastorizzato viene sottoposto ad un trattamento termico di 75/78°C. Viene pastorizzato per eliminare eventuali spore batteriche (tipo il botulino di cui sopra), ma anche e soprattutto per rendere omogeneo un miscuglio di mieli di differenti aree di produzione e di diversa qualità.
Ma, il miele pastorizzato, al pari del latte fresco pastorizzato, perde la maggior parte delle sostanze benefiche che contiene naturalmente, risultando, spesso e purtroppo, più pratico per l’utilizzo domestico da parte dei consumatori che trascurano, anche senza saperlo, l’importanza delle qualità nutrizionali di questo alimento, dando rilievo solo alla sua funzione dolcificante.
Importante aggiungere che il miele viene anche filtrato (a parte il miele in favo, tutto il miele viene filtrato) principalmente per eliminare i residui di cera presenti. Se il miele viene anche pastorizzato, la filtratura viene fatta con filtri a maglie più strette (microfiltratura) o con filtratura forzata a pressione, privandolo anche dei granelli di polline e di parte degli oligoelementi in esso presenti.
Ne consegue una ulteriore perdita di valore nutrizionale.
Il miele pastorizzato, essendo già stato riscaldato ben oltre il dovuto, risulta preferibile per i dolci da forno e per dolcificare bevande calde, tipo il caffè o il the.
Ma, lo ripetiamo, questo avviene a scapito della qualità essenziale che è quella di avere delle proprietà antinfiammatorie, antibatteriche e antiossidanti, tipiche solo dei mieli vergini.
Il miele pastorizzato infine è purtroppo soggetto a sofisticazioni varie e può essere frutto di miscelazione con mieli di diversa origine geografica, normalmente più scadenti ed a basso costo. Questo avviene sostanzialmente perché con la pastorizzazione si elimina completamente il polline contenuto nel miele, che serve da elemento sentinella per risalire alla origine geografica di un miele.
Le differenze legate agli aspetti ambientali
Ma dietro a un vasetto di miele biologico c’è molto di più: c’è la consapevolezza, da parte dell’apicoltore e di chi acquista il prodotto del suo lavoro, di far parte di un movimento che come fine ultimo ha quello di provare a limitare il più possibile i danni che l’uomo produce all’ambiente.
Nel nostro confronto possiamo senz’altro affermare che il miele Ambrosoli è un prodotto della globalizzazione, che comporta per forza di cose un forte impatto ambientale in termini di rilascio di CO2 in atmosfera (i viaggi trans-oceanici nei container delle navi cargo e il trasporto su strada con i camion) e di immissione nell’ambiente di altri contaminanti tossici come diossine e pesticidi.
Al contrario il miele Vallera ha un impatto ambientale praticamente pari a zero e anzi contribuisce in maniera sostanziale alla tutela e conservazione dell’ambiente in condizioni di equilibrio e salute, per esempio non avvalendosi di piante e alberi trattati con pesticidi, fungicidi e altre sostanze chimiche nocive, quindi non inquinando neppure il terreno e la falda sottostante con queste stesse sostanze nocive che ricadono sul terreno a seguito dei trattamenti. E, non per ultimo per importanza, non contribuisce all’enorme inquinamento generato dagli spostamenti intercontinentali che avvengono con i mieli commercializzati delle multinazionali.
Anche per il miele quindi, saper scegliere il prodotto giusto è importante e anche per questo alimento vale il principio più volte ribadito anche negli altri nostri articoli che “mangiare autentico e scegliere con consapevolezza fa bene alla tua salute, al tuo palato e a quella del Pianeta!”
Spero di averti dato informazioni nuove e utili per decidere meglio cosa scegliere e ti chiedo di supportarci sia segnalandoci argomenti che potrebbero interessarti che diffondendo e condividendo con i tuoi amici i nostri contenuti sempre che tu li ritenga utili in tema di educazione alimentare.
Un caro saluto ed appuntamento al ….. prossimo “confronto autentico”.
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